Il Paese che Vogliamo

Non me ne voglia Stefano Bonaccini, ma l’espressione che mi è venuta in mente leggendo il suo libro “Il paese che vogliamo” è quella del celebre Paolo Cevoli nei panni dell’assessore Romagnolo Palmiro Cangini, ve la ricordate ?
“Fatti, non pugnette”.

Stefano Bonaccini è una persona con un forte approccio pragmatico ai problemi. Nel libro racconta minuziosamente tutti i progetti portati a termine dalla sua amministrazione in maniera tecnica e snocciolando tutti i dati, qui non c’è spazio per l’improvvisazione.

Mi è chiaro ora che quando Il Presidente della Regione Emilia-Romagna progetta qualcosa lo fa in grande, orgoglioso delle sue radici, non si mette “in cattedra”, come lui stesso spiega. Non usa mai, in 125 pagine, la parola “modello”, abusata dagli amministratori locali per elogiare il proprio lavoro. Si basa sui fatti. Fine.

“Qui c’è tutto quel che conta, ciò che siamo e ciò che vorremmo essere”. “Il paese che vogliamo” contiene tutti i progetti realizzati, e in essere, da quando Bonaccini è alla guida della Regione Emilia Romagna.

Un racconto appassionato ed orgoglioso di tutto ciò che è stato fatto e quello che si sta cercando di completare, forse una delle poche volte che sento da un politico le parole “abbiamo fatto” e non “faremo”.

Ho ritrovato con piacere il carattere emiliano-romagnolo, sanguigno e schietto, nelle persone a cui Stefano da voce nel suo libro. Come Maurizio Marchesini, fondatore del Gruppo che porta il suo nome, con sede a Pianoro, e componente del Consiglio Generale di Confindustria.
Marchesini parla della packaging Valley emiliano-romagnola: “ Quando c’è da fare concorrenza alla Germania, noi in Emilia-Romagna siamo una sola azienda”. Il riferimento è ai vicini competitor come l’Ima di Alberto Vacchi e la Coesia di Isabella Seragnoli.

Gli Emiliani-Romagnoli son così: qui nella mia terra si lavora sodo, ma lo spirito di aggregazione emerge davvero quando si rompe l’equilibrio della nostra quotidianità. E’ in quel momento che diamo il meglio e diventiamo una comunità ancora più coesa. Come quando ci fù il terremoto oppure durante la pandemia, ci si fà coraggio a vicenda: “tin bota”. Tieni botta, tieni duro, resisti.

Che Stefano sia un presidente legato al territorio non è un segreto: nel nostro paesino di 7000 abitanti è già venuto in visita almeno 5 volte nell’ultimo anno. Leggendo il suo libro ne capisco il perchè: “la forza di una comunità è lavorare insieme. E la comunità è in quel “ io ci sono”, “noi ci siamo”. Provo a trovare ogni giorno, insieme alle persone che me le pongono, le risposte e le soluzioni concrete alle questioni.”

Troppo spesso in politica ci si innamora delle parole, credendo che i fatti possano essere comunque all’altezza, ma governare è un’altra cosa.
“Governare è questo: costruire la soluzione insieme a chi ti pone il problema” scrive Stefano, riportando le parole del giornalista Francesco Sforza.

Questo sintetizza benissimo ciò che, secondo me, dovrebbe essere una regola, non solo per chi si occupa della cosa pubblica, ma per tutti noi cittadini.
“Una persona che non lavora più per la comunità smette di lavorare anche per se stessa”.

Questo è “il paese che vogliamo”.

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *